Aurora (Chroma)

Aurora (Chroma)

“Si ricorda che il vecchio Re, detentore del segreto del Graal, era paralizzato da una malattia misteriosa.
Non era del resto il solo a soffrire: intorno a lui tutto cadeva in rovina, andava in disfacimento, il palazzo, le torri, i giardini; gli animali non si moltiplicavano più, gli alberi non davano più frutti, le sorgenti si prosciugavano.
Numerosi medici avevano cercato di curare il Re Pescatore senza il minimo risultato.

Giorno e notte arrivavano cavalieri e tutti cominciavano col domandare notizie circa la salute del Re.
Un unico cavaliere – povero, sconosciuto e perfino un po’ ridicolo – si permise di ignorare il cerimoniale e le buone maniere. Il suo nome era Parsifal.
Senza tener conto del cerimoniale di corte si diresse direttamente verso il Re e senza alcun preambolo gli chiese: Dov’è il Graal?

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In quell’istante tutto si trasforma: il Re si alza dal suo letto di sofferenza, l’acqua riprende a scorrere nei fiumi e nelle fontane, la vegetazione rinasce, il castello è miracolosamente restaurato.
Le poche parole pronunciate da Parsifal erano bastate per rigenerare la natura tutta.
Quelle poche parole, tuttavia, costituivano la questione centrale, l’unico problema che poteva interessare non soltanto il Re Pescatore, ma l’intero Cosmo: dove si trovava il reale per eccellenza, il sacro, il Centro della vita e la fonte dell’immortalità? Dove si trovava il Santo Graal?
Nessuno, prima di Parsifal, aveva pensato a formulare questa domanda centrale, e il mondo periva a causa di tale indifferenza metafisica e religiosa, a causa di tale mancanza d’immaginazione e assenza del desiderio del reale.
Questo piccolo dettaglio di un grandioso mito europeo ci rivela almeno un lato trascurato del simbolismo del Centro: non solo esiste un’intima solidarietà tra la vita universale e la salvezza dell’uomo, ma basta porsi il problema della salvezza, basta porsi il problema centale, ovvero il problema, perchè la vita cosmica si rigeneri in perpetuo.
Chè spesso la morte non è che il risultato della nostra indifferenza di fronte all’immortalità.”

da: Mircea Eliade, Immagini e Simboli

Titolo: Aurora (G.Bonazzi, F.Curetti) 3:49

Dall’album : Deep Underground (1999)

Eseguita dai Chroma (F.Curetti, G.Bonazzi, S.Somovigo, V.Bono, R.Peroni).

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